martedì 28 febbraio 2012

Parla Rita Cugola

Vi scrivo per dirvi quanto apprezzo il progetto di questo portale e per proporvi l’argomento sul quale sarò felice di collaborare. Mi interessa la realtà globale delle donne ma, in particolare, la finestrella che da parte mia cercherò di aprire su questa rete si affaccerà sulla realtà femminile nel paesi arabi.
Un mondo particolare, culturalmente diverso dal nostro e anche per questo oggetto talvolta di pregiudizi e incomprensioni.    

martedì 21 febbraio 2012

Parla Paola Zaretti

Ciao a tutte. Un Grazie di cuore, innanzi tutto, alle ideatrici di questo intelligente e appassionante progetto per le opportunità di conoscenza e di crescita che offre a ciascuna/o. Ho respirato, nell’entrare in questa “casa” un’aria antica e nuova. E, accettando il vostro invito, vorrei parlarvi brevemente di un’altra “casa”, Oikos-bios, Una casa per tutte/i e per nessuna/o (a dire di una logica di non-appartenenza), un Centro Filosofico di Psicanalisi di Genere Antiviolenza che ho deciso di fondare a Padova, assieme ad altre poche anime ardite, nel 2006, per la cura della sofferenza femminile e maschile (anoressia/bulimia, attacchi di panico, alcoolismo, droga). 
Pur non avendo consapevol-mente-in-mente presente, in quel momento, 'La Società delle Estranee' descritta da Virginia Woolf ne Le tre Ghinee, certo è (a posteriori lo posso dire con certezza) che in questa decisione, presa quasi mio malgrado e “a mia insaputa”, fu il mio “inconscio” a reclamare a gran voce e con  prepotenza la sua parte.

lunedì 20 febbraio 2012

Parla Caterina Della Torre di Dols

Mi chiamo Caterina Della Torre e posso ben dire che faccio rete fra donne e con le donne già dal 1999; e proprio per questo sono stata fra le prime sostenitrici di questo progetto di "riunificazione" delle reti: perché subito ho visto gli aspetti di sinergia che può offrire, non quelli di ipotetica "concorrenza" con chi in rete è presente da tempo.
Io sono editrice, redattrice e general manager di Dol's, un web magazine nato nel lontano maggio 1999 come dols.netPerché questo sito? volevo creare uno spazio per dialogare tra donne, ma su uno strumento ancora ritenuto di area assolutamente maschile, come erano a quei tempi la tecnologia, l’informatica e internet.

sabato 18 febbraio 2012

Parla Sabri Najafi di Donne iraniane e Snoq Bolzano نظر صبری نجفی فعال جنبش زنان در ایتالیا بولزان

Attenzione: • questo post è bilingue: italiano e farsi; per la versione farsi vedi in fondo • به فارسی و  به ایتالیایی
Ciao a tutte, mi chiamo Sabri Najafi e sono attivista del movimento delle donne iraniane, e anche del comitato SNOQ di BolzanoA nome mio e dei gruppi con cui lavoro saluto con gioia l’idea di questa rete collettiva, perché credo davvero potrà aiutare tutte a collegarsi di più, anche per le ragioni ben spiegate dall’attivista iraniana Maryam Hosseinkhah nel video che vi mando.
Anch’io sono Iraniana, sono anche Italiana, e più di tutto sono una donna. Qui, dove vivo ormai da tanti anni, ho sofferto con voi le situazioni che le donne percepiscono in Italia; ma da sempre soffro, ovviamente, ancora di più con le donne iraniane.

venerdì 17 febbraio 2012

Parla un uomo: Marco A. Lucano

Premessa: ho esitato prima di inviarvi il mio parere, ma dato che avete in più punti espresso tolleranza e interesse per il punto di vista maschile mi sono deciso a scrivervi. E comincio col dire che incontrare questo progetto di rete nella rete è stata una eccellente sorpresa. Di più, è stato come sentire con gioia un organismo vivente che cerca la forma più profonda per la sua aggregazione, del suo movimento nel cuore della società. E il suo Manifesto (in particolare nella seconda parte, quella che parla del rapporto fra i sessi) mi ha suscitato il desiderio di comunicarvi questa mia gioia (maschile) con un piccolo contributo di testa e cuore. Ed ecco cosa penso:

lunedì 13 febbraio 2012

13 febbraio 2012: un grande anniversario!

Oggi rompiamo la "regola" di questo blog per un post diverso dagli altri.. Questo spazio è infatti destinato a ospitare gli interventi di tutte (e anche di tutti: gli eventuali uomini non sono esclusi!), riguardo al progetto in corso della 'rete delle reti'. Ma oggi deroghiamo per una valida ragione: è una data speciale!! E' un anniversario per tutte noi, e per tutte le persone democratiche, per l'Italia intera... L'anniversario di una giornata che, portando milioni di donne e uomini in piazza NON solo in Italia, ma in tutto il mondo! è stata non solo un evento indimenticabile, ma anche un forte segnale della crescente  capacità di fare rete fra donne, di collegarsi come un solo organismo per un obiettivo comune. 
Auguri! a tutte le donne e anche a noi, al progetto di questa rete sempre più ampia, e a tutti. Ricordando che, per la prima volta, quell'immensa manifestazione del 13 febbraio 2011,   non solo ha avuto un successo planetario e travolgente, ma è montata su un obiettivo NON genericamente "femminile", ma che consapevolmente rivendicava un progresso, attraverso la dignità delle donne, per il BENE COMUNE. 
E' anche e soprattutto in questo, non solo nell'impressionante sollevazione popolare che si è prodotta quel giorno, che noi vediamo l'inizio di una vera rivoluzione.. qualcosa che non si deve fermare e che, con l'aiuto di noi tutte, non si fermerà. Auguri allora anche per tutto quello che deve ancora succedere! e avanti tutta :-)

domenica 12 febbraio 2012

Parla Elvira Grilli

Ciao a tutte; mi chiamo Elvira Grilli e sono la fondatrice del gruppo "donne dello spettacolo e della cultura per…”.
Oggi porto a nome mio e del gruppo i saluti a questa nascente ‘Rete delle reti delle donne’, confidando che potrà darci davvero uteriori strumenti che ancora ci mancano. E perché? Sostanzialmente perché ogni cosa che ci aiuta a collegarci, valorizzando i contributi delle donne e, dunque, anche a declinare la cultura al femminile, ci dà forza.

sabato 11 febbraio 2012

Parla Donatella Proietti Cerquoni

Apprezzo molto questo progetto e voglio ringraziare le ideatrici per aver dato vita a nuovi strumenti che considero vitali per la riuscita di processi che, altrimenti, sembrano segnati da un eterno ritorno indietro, come segnalava la grande Virginia Woolf riferendosi all’umanità in generale, ma che noi avremmo l’ambizione di qualificare con la nostra volontà di cambiamento. Leggendo il Manifesto trovo subito una locuzione che a mio giudizio merita di essere valorizzata: “estendere le proprie connessioni”. Un punto molto forte, che nella mia mente richiama la necessità di connettersi in maniera più stringente, e che rappresenta la chiave di tutto il lavoro che molte donne stanno facendo nel web con passione e capacità.

giovedì 9 febbraio 2012

Parla Simonetta Robiony, Comitato Promotore SNOQ

Mi chiamo Simonetta Robiony e qui, in questa sede, mi sento in una doppia veste. Sono da oltre quarant'anni una giornalista (oggi in pensione, da "La Stampa" con cui però continuo a collaborare), e sono anche un membro del Comitato Promotore di 'Se non ora quando', quello che ha organizzato il 13 febbraio. Dunque è a nome mio personale e anche del Comitato SNOQ che porto i saluti a questa Rete delle reti che sta nascendo. 

lunedì 6 febbraio 2012

Parla Maria Giordano

Mi occupo di web, dirigo un portale e cerco di progettare nella rete servizi utili ai cittadini. Occupandomi di comunicazione politica e istituzionale da vent’anni, ho verificato concretamente che rendere aperte le fonti, le informazioni, le opportunità, scambiare, condividere, partecipare, produce anche un cambio di contenuti, fa crescere richieste nuove, non è solo un modo diverso di raccontare: è un altro racconto. Poi, 3 anni fa ho costituito un gruppo su fb contro la violenza che si chiama “Nessuno tocchi Sophia”.
Parto dal fatto che comincio a dare valore a cose come atmosfere, stili, toni di voce, clima: se una riunione, come questa del 28 gennaio, regge con armonia, attenzione, curiosità e voglia di capire genuina molte differenze, per quasi 8 ore consecutive, allora potrà funzionare il suo progetto;

giovedì 2 febbraio 2012

Parla Femen Italia

Sono emozionata. 
Non sono di quelle donne che rigettano la propria fragilità, credo anzi che sia una grande ricchezza e dunque sì, sono emozionata e non me ne vergogno.
Quando ho ricevuto la mail da ‘La Rete delle Reti’ ho immediatamente capito che si stava realizzando un sogno. Ho vent’anni e parlo a nome di un collettivo ucraino – FEMEN -  fondato e costituito sostanzialmente da mie coetanee e non mi sono mai stupita dell’appoggio e della passione che condividiamo. 


mercoledì 1 febbraio 2012

Parla Serena Omodeo

La mia idea è che questa Rete ce la farà tanto meglio quanto più sarà creata della stessa materia da cui sta nascendo: vero slancio disinteressato.

La penso così perché ne ho già fatto esperienza diretta (ed è questo che vorrei condividere qui), quando io e altre, che eravamo ancora poco più che ragazze unite dalla passione per l'ecologia, abbiamo pensato di organizzare un "grande evento" con quell'ingenuità megalomane che a volte si ha da giovani. Volevamo un grande momento di confronto, trasversale e a livello internazionale sull'architettura sostenibile, a partire dalla comprensione della complessità ai fini di ribaltare il modo di progettare. 
Era il 1993: su questi temi nelle università non c'era quasi niente; ai primi congressi internazionali sull’energia sentivo parlare solo di impianti, tecnologie.. mai che si parlasse di cultura del progetto, di visione di insieme, di gestire la relazione interno/esterno, di sinergie precise fra impianti e materiali, di progettare l’interazione delle strutture con il clima imparando da secoli di esperienze, di progettare l'intera vita degli edifici e degli oggetti, prevedendone (e gestendone) sprechi, danni, dismissioni, recuperi. Anche il Gotha dei pioneri di questa fantomatica sostenibilità parlava più che altro di isolamenti sintetici abbinati a impianti solari come astronavi.
Noi donne, invece, eravamo convinte che i guru dell’Architettura occidentale, i maghi dell’ingegneria energetica, i pionieri seri dell'ecodesign e gli sperimentatori californiani dell’autosufficienza degli anni Sessanta, così come gli esperti di Vastu e Feng shui in India e in Cina, avessero tutti un sacco di cose da dirsi l’un l’altro e da imparare a vicenda: ci voleva integrazione delle esperienze e un cambio di mentalità.
Detto e fatto. Io (architetta) e mia sorella Letizia (biologa ed ecologa), facemmo l'alleanza Architettura & Natura con la ferma intenzione di chiamare a raccolta da tutto il mondo quel che c’era di meglio e mettere a disposizione, nelle sue diverse declinazioni, la somma di queste evidenze.
Andammo poi a presentare il nostro progetto alle figure allora ritenute più autorevoli in questi campi. Volevamo i loro contributi; inoltre sottoporre loro questo progetto era una forma di elementare rispetto. Però, la reazione che incontravamo era (quasi) sempre la stessa.
Il signore in questione (90% maschio e in età matura), sbirciava il progetto e poi poneva gravemente una di queste 2 domande (o tutte e due):
Ma, scusate, non vi sembra di aver messo troppa carne al fuoco? Quanti argomenti ci sono? ma anche: e chi sareste voi, per promuovere un progetto cosÏ ambizioso? un po' il nocciolo era:  
1. La "complessità" è per me un concetto astratto. 
2. Se dovessi occuparmi di una mostra di simili proporzioni sarebbe perché mi danno un incarico (pagato) e dirigo io, mica per accodarmi a voi.
Fecero eccezione il prof. Ezio Manzini che, pur mettendoci in guardia sulle difficoltà a cui andavamo incontro, approvò l'idea, e Gabriele Mazzotta che, pur convinto ci avrebbe perso dei soldi, si offrì di finanziare catalogo, inviti e conferenza stampa. E così, sostenute dal lumicino di questi incoraggiamenti, siamo andate avanti, raggiunte pian piano da volonterosi amici preziosi, come Gherardo Frassa per esempio. 
Sponsor: zero (era l’anno di tangentopoli). 
Aiuti o ascolto dal Comune di Milano: zero. A Milano era l’anno della Lega e la sostenibilità non interessava a nessuno; ma in quel momento a Torino veniva istituito il primo e inedito "Assessorato alla sostenibilità", e il giovane neo-eletto assessore Giovanni Vernetti (che era pure architetto) ci diede ascolto. Torino mise così a disposizione la Mole Antonelliana (per l’ultima occasione, poi la Mole divennne Museo del Cinema), e dopo un anno di lavoro, nel 1994 la mostra aprì. Abbiamo lavorato fino a svenire senza committenti e senza garanzie da nessuno; ci siamo presentate da cento aziende a chiedere aiuti di ogni genere, sotto forma di noleggi o forniture gratuite; molti che all'inizio erano scettici negli ultimi 2 mesi si sono uniti a noi. Così alla fine abbiamo raggiunto un budget di circa 600 milioni di lire: di cui solo 135 (circa 70.000 € di oggi) in denaro, tutto il resto in sponsorizzazioni tecniche. La mostra, che chiamò centinaia di progetti da tutto il mondo, alla fine un confronto inedito fra progettisti riuscì a realizzarlo; durò 2 mesi e mezzo, integrata da un ciclo di 20 conferenze, ed esaurì tutti i cataloghi. Esiste a questo link un vecchio video con qualche ripresa e un servizio del TG.  
Ma niente di tutto ciò avrebbe potuto succedere senza quell’amore disinteressato e testardo di chi sa che sta facendo una cosa giusta, perché farla è bello: come dipingere un quadro, anche se nessuno lo comprerà mai. Come cucinare un piatto, o fare qualunque altra cosa con passione. Lo stesso potrebbe essere di questa rete, per il semplice fatto che, se realizzata veramente come viene descritta, non è un progetto commerciale né di potere, è solo bello, come fare un bambino.
Scrisse Gio Ponti qualcosa che mi colpì nel profondo:
"Muzio ha detto un giorno una cosa emozionante: su quest’opera si è lavorato tanto tempo, dunque è bella. Modo suggestivo per affermare quei valori di impegno umano che restano attaccati all’opera e, dopo, irraggiano Bellezza. Così sono belle tutte le cattedrali medioevali con tutte le loro infinite statue, con tutto quell’infinito impegno e lavoro, quella infinita fede, quella infinita preghiera e quell’amore (..). Tutto quel lavoro che non si vede, nei fregi, nelle sculture: certi sottosquadra, certi finimenti dei rovesci che nessuno può veder mai, ma che esistono, producono un valore d’arte supremo: prodotto dall’amore (...). E' la Bellezza la struttura e il materiale più resistente: si oppone alla distruzione dell’uomo, che è il più feroce alleato del tempo (..). L’Architetto non tema la ristrettezza dei mezzi: quanto più si limitano i mezzi all’Architetto (...) allora egli supplisce alle difficoltà materiali con la facoltà spirituale". (da “L’architettura è un cristallo")
Ecco, credo che a questa facoltà spirituale dobbiamo ricordarci di fare sempre appello, e vale anche per questo progetto: che diventerà una cosa tanto più utile quanto più avrà questa bellezza, anche se “nascosta in quelle pieghe in cui non la si può veder mai”.