martedì 23 ottobre 2012

Laura Puppato e l'informazione: burkizzazioni e messaggi in bottiglia

L'inedita esperienza in atto, della presentazione alle Primarie di una candidata donna, è qualcosa di cui veramente far tesoro. Abbiamo constatato una chiusura talmente eccezionale e compatta (almeno fino ad oggi!) da parte di tutti i media, da comprendere che la situazione per le donne è ancora ben peggio di quello che già sapevamo. 
Comunque. Visto che Puppato non può usare i media, per comunicare, giorni fa ha affidato a una lettera un messaggio per tutti i suoi sostenitori. Poco dopo, sempre con una lettera pubblica, ha affidato un messaggio ai media; che, supponiamo, cadrà come tutti gli altri, nel paese in cui (come dice un noto giornalista) "i media sono proprietà privata di aziende, e non al servizio dell'informazione". Ma, tra i cittadini, qualcuno lo ha raccolto e ha risposto prontamente in modo solidale.  Così:


Invitiamo tutti i media nazionali a dare informazione su Laura Puppato, candidata donna alle Primarie del Centrosinistra e, in particolare, sulla raccolta firme in scadenza il 25 ottobre: molti ancora nemmeno sanno, infatti, che se entro quella data non saranno raccolte 20.000 firme di cittadini in tutta Italia, la candidatura di Laura Puppato non verrà confermata.
E una simile raccolta, nell’arco di pochissimi giorni, non può avere luogo senza che i cittadini ne vengano informati.

Col burqa a sua insaputa

Tra la corazzata Bersani e l’incrociatore lanciamissili Renzi, la pur forte candidatura di Laura Puppato rischia di essere affondata senza neanche l’onore delle armi.
Come la Puppato stessa dice bene nel suo comunicato di ieri, l’unica candidata donna alle primarie del centrosinistra in qualunque paese avrebbe richiamato l’interesse dei media (e, aggiungiamo, di tutte le innumerevoli associazioni femminili e femministe); a maggior ragione considerato l’interesse di un programma innovativo, fondato sulle strategie della Blue Economy.
Ma in Italia giornali, radio e Tv, già troppo impegnati dal duello Bersani-Renzi, si sono limitati a racchiuderla nel buio di un burqa mediatico, reso ancora più stretto dall’assordante silenzio di diversi soggetti adusi a invocare le pari opportunità e l’articolo 21 della Costituzione a ogni piè sospinto.
Sorge dunque forte il sospetto che l’essere donna non abbia aiutato la candidata. Tanto più nel caso di una donna che cerchi di rompere gli schemi sfidando la continuità del potere maschile.
Firmiamo dunque questo invito alla stampa, a sostegno suo e di tutte le donne che non devono essere messe ai margini della politica. E aspettiamo che, alle nostre firme, si aggiungano presto quelle degli amici, la cui coscienza ha a cuore il diritto di informazione, che per la strettezza dei tempi non abbiamo potuto contattare.
Firmato: 

Sabrina Alfonsi 
Daniela Amenta
Natalia Aspesi
Alessandra Bocchetti
Stefano Boeri
Sandra Bonsanti
Daniela Brancati
Clelia Calisse
Tatiana Campioni
Sabina Ciuffini
Lella Costa
Nicoletta Dentico
Alessandra Faiella
Costanza Firrao
Franca Fossati
Nadia Fusini
Maria Giordano
Nathalie Grenon
Maurizia Giusti (in arte Susy Blady)
Maurizia Iachino
Donatella Martini
Estella Marino 
Silvia Mauro
Valeria Maione  
Giuliana Nuvoli
Serena Omodeo 
Chicca Olivetti
Maria Sole Pantanella
Rita Pelusio
Loretta Peschi
Lidia Ravera
Cristina Rodocanachi Roidi
Cinzia Romano
Paolo Rumiz
Angela Sajeva
Lunetta Savino
Marina Senesi
Stefania Spanò
Marina Terragni
Lucia Vasini
Lucia Zabatta
Lorella Zanardo

giovedì 18 ottobre 2012

Le donne arabe chiamano alla lotta per i loro diritti: the uprising of women in the Arab World

Tante volte ci siamo dette che la sola cosa che potrebbe cambiare davvero le cose in senso progressista nel mondo arabo e mussulmano, sarebbe un impegno di massa delle donne. Ed ecco che le donne arabe si stanno organizzando anche con l'utilizzo dei social nerwork, e chiamano le altre a raccolta con l'iniziativa "The uprising of women in the Arab World". E' una notizia importante anche per tutte noi, che abbiamo l'opportunità di conoscere di più da tutte loro, e anche una possibilità più concreta di sostenerle e di far conoscere le loro battaglie. Colleghiamoci dunque alla loro pagina fb e teniamole d'occhio.. facendo loro i migliori auguri di una grande riuscita.

lunedì 15 ottobre 2012

La guerra contro Laura Puppato: le donne si esprimano!

Adesso basta: Laura Puppato ha solo noi, quelli e quelle che, essendosi presi la briga di conoscerla, hanno riconosciuto in lei qualcosa di veramente nuovo: la capacità di saper fare quella politica in cui non avevamo più speranze. Tutto il mondo politico e della stampa, da subito la ignora e la boicotta attivamente: ma ora, le inattese nuove "regole" che hanno il solo scopo di sbarrarle la strada, tentano in modo smaccato di affondarla senza appello. Tocca a noi difenderla.
"A Paestum", dice Nadia Fusini, "il femminismo ha rimesso in agenda il tema della rappresentanza femminile in politica"; vero, anche se molte hanno affrontato questo tema solo per dichiarare e ribadire il loro completo disinteresse e la loro sfiducia verso la politica degli uomini.
Ma adesso la posta in gioco è la sopravvivenza politica di una donna che (e qui citiamo Alessandra Bocchetti) "ha dimostrato di saper fare una politica così tanto diversa da quanto siamo abituati" che forse, anzi certamente, proprio per questo viene esclusa con tanto accanimento. Chi la esclude è l'ineluttabilità di quei meccanismi della politica che invece conosciamo benissimo, e che stanno mandando tutti noi alla rovina.
Le donne NON possono stare zitte. Anche quelle che non voteranno mai Laura, oggi hanno il dovere di difenderla. Esprimiamoci tutte, e in primis ci attendiamo che si esprima Se non ora quando: non si chiede che si inviti a votarla, ma che si denunci l'inaccettabile operazione di esclusione messa in atto contro di lei.


venerdì 5 ottobre 2012

La rivoluzione necessaria. E' ora che la politica si rinnovi con il contributo delle donne

Prende avvio domattina l' incontro nazionale di Paestum, per riportare la sfida femminista nel cuore della politica: centinaia di donne da tutta Italia si danno convegno dal 5 al 7 ottobre 2012. Un'iniziativa che nasce dalla convinzione che ci sia una strada per uscire dalla crisi guardando alla politica, all’economia, al lavoro, alla democrazia (tutte categorie attualmente fondate sull’ordine maschile) con la forza delle donne e la consapevolezza del femminismo. Tenendo a mente una via maestra: primum, vivere.
Queste le riflessioni rivolte nell'invito dalle promotrici:
Davanti alla sfida della libertà femminile, la politica ufficiale e quella dei movimenti rispondono cercando di fare posto alle donne, un po’ di posto alle loro condizioni che sono sempre meno libere e meno significative. No. Tante cose sono cambiate ma le istanze radicali del femminismo sono vive e vegete. E sono da rimettere in gioco, soprattutto oggi, di fronte agli effetti di una crisi che sembra non avere una via d’uscita e a una politica sempre più subalterna all’economia.
All’incontro di Paestum aperto al confronto con gruppi, associazioni, anche istituzionali, e singole donne, vorremmo verificare, discutendo e vivendo insieme per tre giorni, se la politica femminile che fa leva sull’esperienza, la parola e le idee, può in un momento di crisi, smarrimento e confusione, restituire alla politica corrente un orientamento sensato.

• 1. Voglia di esserci e contare
La femminilizzazione dello spazio pubblico – comunque la si interpreti: opportunità, conquista delle donne o rischio di diventare solo “valore aggiunto”, “risorsa salvifica” di un sistema in crisi – ha reso per alcune (molte?) non più rinviabile il desiderio di “contare”, visto come presenza nei luoghi dove si decide, equa rappresentanza nelle istituzioni politiche, amministrative, partiti, sindacati, e nelle imprese.
Noi consideriamo il protagonismo in prima persona di ciascuna donna una molla dinamica importante. Quello che ci interessa è discutere con chi si impegna nei partiti, nelle istituzioni e nel governo delle aziende: che esperienza ne hanno, che cosa vogliono, che cosa riescono a fare e a cambiare. E valutiamo che oggi questo confronto possa avere esiti interessanti per tutte.
Il femminismo d’altra parte, criticato per non avere investito della sua spinta trasformativa le istituzioni della vita pubblica, può avvalersi oggi di una lunga elaborazione di autonomia per ripensare il senso di concetti come “genere”, “democrazia partecipata”, “soggetto politico”, “organizzazione”. Viene dalla pratica dell’autocoscienza, del “partire da sé”, la critica più radicale all’idea di un soggetto politico omogeneo (classe, genere, ecc.), di rappresentanza e di delega. Pensiamo che un collettivo si costruisca solo attraverso la relazione tra singole/i. E oggi vogliamo interrogare la connessione tra questa pratica politica e la modificazione visibile del lavoro, dell’economia, e più in generale del patto sociale. In questo contesto, anche la scelta di Paestum come luogo dell’incontro non è casuale, ma vuole essere un richiamo alla necessità di articolare soggettività e racconti nei contesti in cui si vive e agisce. Vogliamo così far crescere una rete di rapporti tra donne e gruppi di donne già ricca e intensa. In particolare, sappiamo che alcune caratteristiche del Sud – sia i beni sia i mali – hanno un’invadenza sulla vita e sul pensiero di chi lì abita che non può essere ignorata, né da chi vive in altri luoghi, né soprattutto dalle meridionali stesse.

• 2. Economia lavoro cura
Molto è il pensiero delle donne sui temi del lavoro e dell’economia a partire dalla loro esperienza. Che ha questo di peculiare: hanno portato allo scoperto e messo in discussione la divisione sessuale del lavoro (quello per il mercato – pagato – e quello informale ed essenziale di cura e relazione – gratuito); in più, sanno che la cura non è riducibile solo al lavoro domestico e di accudimento, ma esprime una responsabilità nelle relazioni umane che riguarda tutti.
A partire da questo punto di vista, e sollecitate anche da una crisi che svela sempre di più l’insensatezza oltre che l’ingiustizia dei discorsi e delle politiche correnti, possiamo delineare una prospettiva inedita: quella di liberare tutto il lavoro di tutte e tutti, ridefinendone priorità, tempi, modi, oggetti, valore/reddito e rimettendo al centro le persone, nella loro vitale, necessaria variabile interdipendenza lungo tutto l’arco dell’esistenza, e avendo a cuore, con il pianeta, le persone che verranno.
Vorremmo articolare questo discorso valutando insieme le recenti esperienze di pratiche politiche e analizzando le contraddizioni che incontriamo (in primo luogo le conseguenze del rapido degrado del mercato del lavoro) in modo da rendere più efficace il nostro agire.

3. Auto–rappresentazione/rappresentanza
Nella strettoia della crisi i cittadini non hanno più libertà politica; la politica è ridotta a niente; decidono tutto l’economia e la finanza. In una situazione dove tutto sembra prescritto a livello economico finanziario, la pratica e il pensiero delle donne hanno una carta in più per trovare nuove strade.
La nostra democrazia è minacciata da pulsioni, spinte estremistiche; le sue istituzioni elettive depotenziate o addirittura esautorate. La rappresentanza è messa in crisi e oggi ne vediamo i limiti.
Perché una persona possa orientarsi, deve avere un’immagine di sé, di quello che desidera e di quello che le capita. Il femminismo che conosciamo ha sempre lavorato perché ciascuna, nello scambio con le altre, si potesse fare un’idea di sé: una autorappresentazione che è la condizione minima per la libertà. Invece la democrazia corrente ha finora sovrapposto la rappresentanza a gruppi sociali visti come un tutto omogeneo.
La strada che abbiamo aperta nella ricerca di libertà femminile, con le sue pratiche, può diventare generale: nelle scuole, nelle periferie, nel lavoro, nei luoghi dove si decide, ecc.
Che la gente si ritrovi e parli di sé nello scambio con altre/i fino a trovare la propria singolarità, è la condizione necessaria per ripensare oggi la democrazia.
Vorremmo declinare questi pensieri nei nostri contesti, confrontandoci sia sulle pratiche soggetto/collettivo, sia sui modi per dare valore al desiderio di protagonismo delle donne. E quindi ci chiediamo: come evitare che in alcune la consapevolezza basti a sé stessa e si arrenda di fronte all’esigenza di imporre segni di cambiamento e alla fatica del conflitto? E in altre la spinta a contare le allontani dalle pratiche di relazione?

4. Corpo sessualità violenza potere
“è già politica” (sottinteso: l’esperienza personale): il femminismo ha incominciato lì il suo percorso. Ha scoperto la politicità del corpo e della sessualità, della maternità, del potere patriarcale in casa, del lavoro domestico. Ha affermato che la violenza maschile contro le donne in tutte le sue forme, invisibili e manifeste, è un fatto politico. Radicale è stato prendere il controllo sul proprio corpo e insieme ribellarsi a un femminile identificato con il corpo: ruolo materno, obbligo procreativo e sessualità al servizio dell’uomo. Oggi la sfida è più complessa: si esibisce lo scambio sesso/denaro/carriera/potere/successo occultando il nesso sessualità/politica; si esalta il sesso mentre muore il desiderio; si idolatra il corpo ma lo si sottrae alle persone consegnandolo nelle mani degli specialisti e dei business; si erotizza tutto, dal lavoro ai consumi, ma si cancella la necessità e il piacere dei corpi in relazione.
Sintomi estremi di questa fase sono il rancore maschile verso l’autonomia e la forza femminile e il riacutizzarsi della violenza, dell’uso della brutalità. Ma qualcosa si muove. Non solo i gruppi (Maschile/Plurale) e i singoli uomini che ormai da anni si impegnano nella ricerca di una nuova identità maschile, spesso in relazione con le femministe. Ma anche le moltissime blogger femministe (e blogger “disertori del patriarcato”) che ragionano su desiderio e sessualità e si impegnano contro la cultura sessista e autoritaria. Soprattutto le relazioni tra donne e uomini sono cambiate. Ma non abbastanza. Sulla scena pubblica questo cambiamento non appare perché il rapporto uomo-donna non viene assunto come questione politica di primo piano. Eppure, solo in questo modo, possono sorgere pratiche politiche radicalmente diverse, produzioni simboliche e proposte per una nuova organizzazione del vivere. Di tutto questo vogliamo parlare a Paestum.
Le promotrici: Pinuccia Barbieri, Maria Bellelli, Maria Luisa Boccia, Ornella Bolzani, Paola Bottoni, Maria Grazia Campari, Luisa Cavaliere, Patrizia Celotto, Lia Cigarini, Laura Cima, Silvia Curcio, Mariarosa Cutrufelli, Elettra Deiana, Donatella Franchi, Sabina Izzo, Raffaella Lamberti, Giordana Masotto, Lea Melandri, Jacinthe Michaud, Clelia Mori, Letizia Paolozzi, Gabriella Paolucci, Antonella Picchio, Biancamaria Pomeranzi, Carla Quaglino, Floriana Raggi, Bia Sarasini, Rosalba Sorrentino, Mariolina Tentoni

mercoledì 3 ottobre 2012

Attacchi infanganti e non documentati: Laura Puppato risponde con un'intervista e un comunicato

A quanto pare la candidatura di Laura Puppato, salvo alcune buone eccezioni, sollecita due precise risposte mediatiche: o il silenzio ostruzionista oppure critiche sospettose che si spingono, in taluni casi, fino ad attacchi violenti supportati, più che da "prove" da un "si dice" giornalisticamente modesto, ma ancora nell'ambito di una ricerca della verità. 
Oggi però, in questo post, le sfumature hanno raggiunto il livello della diffamazione. Il nostro blog, insieme a quelli di altre donne, ha deciso di fare informazione su una candidata che ci pare di tutto rispetto, e non solo perché donna ma, finalmente, anche donna. Dunque stamattina l'abbiamo rintracciata per telefono e le abbiamo proposto un'intervista a cui si è prestata di buon grado. Le domande sono solo tre:

D. Laura, un blog che si appella ai nobili principi della laicità dello Stato e della trasparenza, oggi sembra attribuirle tutta la responsabilità di una legge che (secondo l'autore dell'articolo) in Veneto "si propone di eliminare la facoltà dei consultori di scegliere le associazioni di cui avvalersi, consentendo l'assalto di gruppi integralisti (...) decisi a sfruttare la fragilità delle persone che vivono una drammatica decisione per esercitare un'opera di plagio", sostenendo che lei di questa legge è stata "fra i principali fautori". E l'ha addirittura tacciata di essere "una teocon" che ne ha salutato il passaggio in Regione con la frase: "è stato battuto l'oscurantismo". E con ciò l'autore dell'articolo ironizza evidentemente sul fatto che per lei è "oscurantismo" il diritto di abortire in sicurezza. 

Informo l'autore (che si firma come Semplicissimus) che la frase è stato battuto l'oscurantismo, è stata in effetti pronunciata dalla sottoscritta. Ma c'è un dettaglio su cui non sorvolare: l'oscurantismo a cui mi riferivo era in modo inequivocabile riferito al tentativo (che era il vero contenuto originario di quella legge), di far entrare il Movimento per la Vita a interagire con i consultori, cosa che è stata scongiurata precisamente grazie a una battaglia che andrebbe ripercorsa nei fatti e non nei sentito dire. Questo mi riservo di chiarire definitivamente, in una comunicazione ufficiale che uscirà a brevissimo, che prenderà a oggetto i contenuti della legge rendendo conto nei dettagli del perché tutte le accuse contenute in questo articolo sono letteralmente infondate.
Nel pezzo che mi avete segnalato si obietta che la legge 194 va bene così com'è (anche nell'informazione), e si dà il caso che io sia d'accordo. Dalle realtà regionali non è la prima volta che parte un attacco alle leggi nazionali: e contro questo attacco io mi sono trovata a battagliare (e per giudicare questa battaglia rimando al comunicato più completo che farò, anticipato sopra). Non è il primo attacco ingiusto che ricevo, e mi stupisce l'accanita manifestazione di sfiducia che mi viene così attentamente riservata. Ma qui è diverso: nel post "Veneto, attacco alla 194: sorpresa, la pasionaria antiborto è la Puppato" vengo apertamente (e avventatamente, sig. Semplicissimus, me lo lasci dire) tacciata di malafede, di dichiarare il falso rispetto a quello che è e che penso, di servirmi disinvoltamente della menzogna come arma politica: e tutto questo non può rimanere senza risposta.
A partire dal fatto che, sulla legge 194, si dà il caso che io mi trovi d'accordo sugli stessi principi dell'autore dell'articolo: ricordo anche che ho già avuto modo di dichiarare pubblicamente (anche QUI, ndr) che l'aver permesso ai militanti del Movimento per la Vita di entrare a disturbare il consiglio (in cui si cercava di respingere questa legge) armati di crocefissi (mentre si lasciavano fuori le donne che protestavano in difesa della 194) sia stato un errore dovuto a un malinteso senso della democrazia: perché non si fa pressione su questi temi agitando simboli religiosi e facendo leva sui sensi di colpa. 

D. Altre critiche, da parte di donne impegnate, hanno invece messo in dubbio il suo impegno contro il dilagare delle obiezioni di coscienza che vanificano il ricorso alla legge.   
Riguardo al problema delle obiezioni che rendono inapplicabile la 194 (e anche questo ho già dichiarato serenamente in pubblico), è da maggio che cerco di andare a fondo della cosa richiedendo, senza riuscire a ottenerlo, di conoscere i dati sulle obiezioni nei vari ospedali, in modo di avere un quadro non astratto su cui intervenire. Cosa che a quanto pare è impossibile avere, ragione per cui è già da tempi non sospetti che sto preparando un esposto da inoltrare alle autorità competenti.

D. Anche secondo noi lei ha già risposto in diverse sedi esaurientemente, ma ci sono insistenze che la invitano a esprimersi ancora più precisamente. Cosa risponde?
Visto che proprio è necessario distrarsi dai programmi per difendersi da simili attacchi insensati, ribadisco che di tutto questo renderò conto ancora più approfonditamente. (Laura Puppato, 3 ottobre 2012)

Per COMPLETEZZA DI INFORMAZIONE: vi segnaliamo che la Legge di iniziativa popolare che ha rischiato di passare un Veneto era inizialmente QUELLA CHE TROVATE A QUESTO LINK. Ben diversa la legge che è effettivamente passata dopo la battaglia sostenuta dalle opposizioni: "da legge pensata per consentire la presenza dei volontari del Movimento per la vita negli ambulatori, nei reparti e nei consultori della Regione, al fine di poter informare le donne intenzionate a non proseguire la gravidanza sulle possibili alternative all'aborto, è diventato un provvedimento di poche righe che assicura a tutte le associazioni legalmente riconosciute (ivi comprese quelle che si battono per il fine vita, ndr) la possibilità di fare informazione nelle strutture sanitarie e sociosanitarie su questioni etiche e tematiche riguardanti la vita, garantendo a tutte pari opportunità di comunicazione".

Subito dopo questa intervista è uscita anche una nota di Laura Puppato sul sito ufficiale, a cui vi rimandiamo. Restiamo in attesa che, tra i mille impegni e la stesura del programma, Laura trovi il tempo di stendere una versione ancora più particolareggiata della vicenda; come alcuni ritengono indispensabile.