giovedì 30 agosto 2012

Le Pussy Riot protestano contro gli abbattimenti delle croci in Russia

In occasione del processo alle Pussy Riot, per dichiarare la loro solidarietà il gruppo femminista ucraino delle Femen ha organizzato a Kiev una clamorosa azione di abbattimento di un'alta croce ortodossa, in segno di opposizione al Patriarcato ortodosso. Come abbiamo avuto modo di dire già in diverse discussioni, a nostro avviso è stata un'azione precipitosa e sbagliata. In effetti il solo risultato che possono avere azioni così è alienare alle ragazze il sostegno popolare. Sostegno che invece hanno avuto, fin qui, anche da parti importanti dell'opinione cristiana, che hanno mostrato di comprendere l'essenza di quella che dopotutto resta una preghiera (come le Pussy Riot hanno ben spiegato, vedi intervista nel video postato sotto), anche se non convenzionale e scioccante. In ogni caso quella delle Femen è stata una scelta precipitosa perché per sostenere qualcuno bisogna essere certi di scegliere una modalità che non faccia a pugni con i suoi desideri e intenzioni. E doppiamente sbagliata: non solo perché va direttamente contro la strategia delle Pussy Riot, ma perché prende a bersaglio non un simbolo del potere nella Chiesa, ma il suo esatto contrario; e cioè il Cristo stesso: colui che è stato crocifisso, non quelli che crocifiggono. Come loro stesse hanno spiegato, il bersaglio delle Pussy Riot non era affatto la "religione", e tantomeno il Cristianesimo, ma la trasformazione dell'istituzione Chiesa in una spalla propagandistica del potere, attraverso l'elezione a Patriarca di un ex elemento del KGB, una pedina di Putin. Ed ecco che ora le ragazze condannate prendono ufficialmente posizione critica nei confronti delle distruzioni di croci causate anche da gesti emulativi messi in atto da un gruppo che ha abbattuto diverse altre croci nel paese. E la loro protesta è tanto contrariata e decisa, che uno dei loro avvocati ha addirittura paragonato gli abbattimenti delle croci all'incendio del Reichstag del 1933, che si suppone organizzato dai nazisti stessi per screditare l'opposizione comunista. Alludendo al fatto che solo il regime stesso ha interesse a prendere ispirazione dall'azione delle Femen per altri atti vandalici, al fine di creare ad arte ostilità nella popolazione russa, in cui il sentimento religioso è molto forte, contro il movimento delle Pussy Riot.
Ora il gruppo autore dei vandalismi ha dichiarato che "non voleva colpire l'ortodossia come religione, ma esclusivamente la Chiesa russa ortodossa, come rappresentante dell'ufficio di propaganda del partito di governo russo", e addirittura propone di fondare "una nuova Chiesa ortodossa, indipendente dal Patriarcato di Mosca". Ma come fidarsi della loro buona fede? E comunque  ormai la frittata è fatta, e tutto questo per ora giova solo a Putin.


martedì 28 agosto 2012

Fogli o fogliacci? giornalisti o mentecatti? le perle di Camillo Langone


Il post sta tutto nell'immagine. Che altro c'è da aggiungere? Un signore che si dichiara "giornalista", e che scrive per un "giornale di informazione", ci informa di solidarizzare con un presunto femminicida perché in fondo ha solo fatto fuori una puttana. Inoltre ci informa che "le negre sono bellissime" (quando la notte si è arrapati e strafatti, beninteso) come "molte altre battone, baldracche e lap-dancer". Ordine dei giornalisti, dove sei? 
In attesa che si svegli, vi rimandiamo a un post con una lettera di protesta che possiamo tutti firmare. 

mercoledì 22 agosto 2012

Egr. Sig. Corrado Passera - lettera aperta. A lei, e anche al ministro Corrado Clini

Caro signor Passera,
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni '60 per aggiustare l'Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perché non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa. Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non è stato eletto da nessuno e non può pensare di "risanare" l'Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo. Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall'Algeria, corridoio Sud dell'Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.
E la gente dove deve andare a vivere di grazia? Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare? Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d'Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell'Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?
Ci dica.
Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l'esplosione di tumori come all'Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?
Vorrei tanto sapere dove vive lei.
Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perché la sua regione - quella che ci darà questo 20% della produzione nazionale – è la piu' povera d'Italia.
Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c'è. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissà, amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.
Lo so che è facile far cassa sull'ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verrà domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l'Italia è corrotta. E' facile, lo so.
Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non è etico, non è morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perché non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell'Italia.
E no, non è possibile trivellare in rispetto dell'ambiente. Non è successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.
Ma non vede cosa succede a Taranto?
Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia - all'italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l'idea di lasciare qualcosa di buono alla comunità - la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?
E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo è il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella. Qui il limite trivelle è di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro "giornalista" Luca Iezzi. Ed è dal 1969 che non ce le mettiamo più le trivelle in mare perché non è questo il futuro. Qui il futuro si chiama high-tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.
Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri. Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera' nell'industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l'uso degli incentivi.
Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell'ambiente e'?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non (solo) su facebook. Che chiunque seguirà questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l'Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre".

La lettera è stata scritta da Maria Rita D'Orsogna, che ringraziamo, anche a nome di tutte noi.
TUTTE NOI chi? tutte quelle che sono rimaste con gli occhi sbarrati di fronte all'idea che si pensi davvero a simili "soluzioni", in quel vago, surreale malessere che sempre emerge quando dobbiamo chiederci: ma a chi siamo in mano?
E chi lo sa?
Estendiamo l'invio della lettera anche al Ministro dell'Ambiente Corrado Clini e gli chiediamo: e lei, che razza di ministro dell'ambiente è? Ci dica che ci stiamo preoccupando per niente. Ci faccia sapere. 


martedì 21 agosto 2012

Perché il processo Pussy Riot è una sorta di golpe: parla Marina Syrova, il giudice

Secondo il giudice Marina Syrova (nessun tirapiedi accorto di alcun autoritarismo efficiente avrebbe mai scelto, in questo caso, un maschio; caso che infatti è stato oculatamente, giustamente, prudentemente affidato a una cosiddetta "rappresentante del genere femminile"); la giudice, dunque, ha ritenuto di condannare Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 30 anni, e Maria Alekhina, 24 anni, a 2 anni di lavori forzati per “teppismo motivato da odio religioso per quanto inscenato nella cattedrale di Cristo Salvatore”. E ha aggiunto: "La corte ritiene che gli obiettivi di punizione, restaurazione della giustizia sociale, correzione delle imputate e prevenzione di reati simili possano essere raggiunti solo in presenza di una pena in carcere che venga scontata interamente". 
Ci voleva un prete, per far notare che “Le ragazze delle Pussy Riot sono state effettivamente condannate per un'accusa penale, ma in base a concetti morali ed etici”. Il che configura, semplicemente, un passaggio da uno Stato di diritto alla condizione di Stato fondamentalista; spazzandone così implicitamente la Costituzione e minando tutto l'impianto del (teorico) apparato democratico. E a maggior ragione il precedente che si crea è di importanza capitale, perché non si produce in un caso “minore”, ma in un processo di rilevanza internazionale che vede tutti i riflettori e la stampa di tutto il mondo puntati sulla Russia. 
In altre parole, un golpe.
Ma la suddetta stampa, insieme a cronache banali (prive in genere di tutti gli atti del processo di vero interesse) non sembra capace di andare oltre al soffermarsi sul bell’aspetto delle ragazze, e a esprimere un vago senso di raccapriccio, o compassione, o di leggera indignazione per la “severità della sentenza”.

Processo Pussy Riot: parla Sergey Baranov, Diacono della Diocesi di Tambov

A Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia KIRILL - LETTERA APERTA
"Vostra Santità!
A causa degli eventi infami degli ultimi mesi, che soprattutto, per diretta istigazione della Chiesa ortodossa russa e di persone che erroneamente si fanno chiamare "i cittadini ortodossi", hanno portato all’ingiusta condanna delle Pussy Riot, io Sergei Baranov, modesto diacono della diocesi di Tambov, annuncio formalmente la fine dei miei rapporti con la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca e che intendo sciogliere me stesso dagli ordini sacri, pienamente e incondizionatamente. Resto un fedele cristiano, ma per motivi di etica considero del tutto impossibile restare nella stessa Chiesa con bugiardi e ipocriti assoldati. Io apprezzo la mia fede ma, dopo quello che è successo, rimanere nella Chiesa ortodossa russa significherebbe approvarne le azioni e, quindi, esserne complice. 
Credo che la Chiesa come istituzione abbia bisogno di purificazione e di rinnovamento - perché un uomo onesto e decente possa con la coscienza pulita di nuovo varcarne la soglia. Chiamo tutti i veri credenti a offrire preghiere al nostro Signore Gesù Cristo per una rapida guarigione di tutte le ferite che colpiscono la nostra Santa Chiesa.
Non voglio dare una valutazione spirituale e morale del reato, che è davvero inaccettabile, ma migliaia di persone sostengono ora le Pussy Riot, perché il giudice ha stabilito che una persona possa essere imprigionata per nulla, prendendo decisioni come gli pare. Si è creato un precedente per cui un reato minore e una semplice ingenuità può mettere la vostra vita alla mercé delle autorità. Divengono così reati quasi tutti i pensieri e le azioni non graditi alle autorità.
Il Patriarcato di Mosca ha aperto il procedimento penale e lo sviluppo degli eventi successivi. A causa del processo alle Pussy Riot è stato ulteriormente rafforzato l'isolamento della Russia dal resto del mondo; non solo il nostro paese è considerato aggressivo e non libero, ma ora è anche un paese di oscurantismo religioso forense. E' diventato chiaro che tutto questo non può durare. Innescando questa macchina della repressione, la Chiesa ha messo in moto il potere di auto-distruzione della macchina stessa.
Quando il giudice federale Marina Syrova ha riconosciuto le partecipanti delle Pussy Riot colpevoli di un crimine, ha detto qualcosa che non riguarda solo le tre ragazze. Con questo verdetto Marina Syrova ha causato gravi danni alla Chiesa ortodossa, in quanto una condanna per crimini su persone che non hanno commesso un reato trasforma la santa ortodossia in FONDAMENTALISMO ortodosso, che persiste in una gerarchia ecclesiastica che ne ignora la pericolosità. Nel 21esimo secolo, in un paese laico e apparentemente legale e democratico, di fatto abbiamo assistito a una sorta di tribunale ecclesiastico dell'Inquisizione, in cui una parte delle motivazioni della sentenza si rifà al Consiglio locale di Laodicea del 4° secolo. Nel 2011 il comportamento del Consiglio dei Vescovi della Chiesa ortodossa, e dell’Arciprete della Cattedrale di Cristo Salvatore, p. Mikhail Ryazantsev, mostra una chiesa puramente burocratica e, ironia della sorte, il sacerdote ha pronunciato la sua lettera in nome della Federazione Russa (grazie se trovate una traduzione migliore di queste 2 ultime frasi – ndr).
Le ragazze delle Pussy Riot sono state effettivamente condannate per un'accusa penale, ma in base a concetti morali ed etici. Ed ecco, in base a questi concetti la Chiesa ortodossa russa posiziona degli standard etici nella nostra società con il deposito dello Stato (?). Questo processo è stato un duro colpo per la Chiesa. Per migliaia di persone è apparso chiaro che la nostra Chiesa NON è separata dallo Stato - la nostra Chiesa si è invece separata da Dio e dai veri credenti. Che non saranno certo meno credenti, ma in molti di loro la voglia di andare in chiesa scompare.
La decisione del tribunale conduce a dividere l'unità interiore della Chiesa e a separare i fedeli su due fronti. Gli ortodossi che perdonano e pregano per le ragazze prigioniere, in questo momento potrebbero essere in minoranza, però si tratta del gruppo di credenti più istruito e più attivo nel sociale. Questa parte crescerà sempre più nel futuro, perché queste persone influenzano l'opinione pubblica e un numero crescente di credenti, ma non vogliono più identificarsi con la Chiesa ortodossa russa, che si è cementata con il governo.
In conclusione (..?) la mia decisione di intercedere, in nome della dignità, per protestare contro questa sentenza assurda e illegale. Non mi vergogno dei miei anni di ministero nelle chiese della città di Tambov. Quindici anni fa, come sacerdote della Chiesa Madre di Dio nel Monastero dell'Ascensione di Tambov, ho insegnato teologia dogmatica, costituzione liturgica e diritto canonico. Con l'aiuto di Dio, la generazione dei miei bellissimi studenti (tre dei quali sono diventati sacerdoti, uno è un medico in un sottomarino, uno è chirurgo presso l'ospedale della mia città, e uno è diventato un insegnante del seminario) mi capirà, e spero che non condannerà la mia scelta.
Dio mi perdoni, ma non credo a quegli ortodossi che fanno le vittime, tanto da riferirsi a se stessi come se fossero la comunità ortodossa. Perché? Perché, a mio parere, i veri credenti - che conoscono le Scritture, sanno cosa il Signore ci ha comandato, essi sanno che cosa sia la misericordia, il perdono e l'amore! Sanno, alla fine, cos’è che conta.
In queste ragazze, prigioniere di coscienza – Speranza (Nadia), Maria e Caterina, c’è molta più umanità e carità cristiana, rispetto a quelli che le biasimano per aver amato e seguito la verità; ma la verità - rende l'uomo libero!"

2012/08/19, l’umile novizio a Sua Santità
diacono Sergey Baranov  

domenica 19 agosto 2012

Pussy contro Putin: Parla Nadia

"Se la guardiamo nell'insieme, a essere sotto processo qui non sono tre membri delle Pussy Riot. Se così fosse, questo evento non sarebbe così significativo. Si tratta di un processo a tutto il sistema politico della Federazione Russa, che, per grande sfortuna, continua a esercitare la sua oppressione verso l’individuo, la sua indifferenza verso l’onore e la dignità umana, ripetendo tutti i peggiori momenti della storia russa. Con mio profondo rammarico, le misere scuse che si dà questo processo giudiziario si avvicinano a quelle delle troike staliniane. Anche noi abbiamo solo un magistrato inquirente, un giudice e un procuratore. Inoltre, questo atto repressivo è eseguito sulla base di ordini politici dall’alto che dettano per intero parole, atti e decisioni di queste tre figure giudiziarie.
Cosa c’era dietro la nostra performance nella Cattedrale di Cristo il Salvatore, e ora dietro al successivo processo? Proprio il sistema politico autocratico. Le performances delle Pussy Riot possono essere considerate arte dissidente o azione politica che impiega forme d’arte. In entrambi i casi, sono un tipo di attività civica che si muove contro le repressioni di un sistema industrial-politico che dirige il suo potere contro i diritti umani fondamentali e le libertà civili e politiche. Giovani che sono stati oppressi dall’eliminazione sistematica delle libertà si sono rivoltati contro lo Stato. Eravamo alla ricerca di sincerità e semplicità, e abbiamo trovato queste qualità nell’yurodstvo, la follia santa del punk. 

Pussy contro Putin: parla Maria

"Questo processo sta avendo una grande risonanza: l’attuale governo ne proverà vergogna e imbarazzo in futuro. Ogni fase è stata una parodia della giustizia. Come si è visto, la nostra performance, che all’inizio era un piccolo gesto un po' surreale, si è trasformato come una valanga in una catastrofe enorme. Ciò, ovviamente, non sarebbe accaduto in una società sana. La Russia, in quanto Stato, è da tempo simile a un organismo malato fino al midollo. E la malattia esplode quando si strofinano i suoi ascessi infiammati. 
In un primo momento e per lungo tempo questa malattia è stata messa a tacere in pubblico, e alla fine si è cercato di strumentalizzarla attraverso il 'dialogo'. E badate bene: questo è il solo tipo di dialogo di cui il nostro governo è capace. Questo processo non è solo una maschera grottesca e maligna, è il volto del dialogo del governo con la gente nel nostro paese. Per stimolare un dibattito su un problema a livello sociale, è spesso necessario preparare le giuste condizioni – ecco, noi siamo un caso del genere. È interessante come la nostra situazione sia stata spersonalizzata fin dall’inizio. Questo perché quando si parla di Putin, noi non abbiamo in mente Vladimir Vladimirovich Putin, ma il sistema-Putin che lui stesso ha creato, il potere verticistico, dove ogni controllo viene effettuato in modo puntuale da una sola persona. E questo potere è gerarchico, disinteressato, completamente disinteressato, al giudizio delle masse. E ciò che più preoccupa è come siano ignorate le idee delle generazioni più giovani. Noi crediamo che l’inefficacia di questa amministrazione sia evidente da tutti i punti di vista. E proprio qui, in questa dichiarazione conclusiva, vorrei descrivere la mia esperienza diretta del combattere questo sistema.

Pussy contro Putin: parla Katja

"Nelle sue dichiarazioni conclusive, l’imputato dovrebbe pentirsi, rammaricarsi per i suoi atti, o enumerare le circostanze attenuanti. Nel mio caso, come nel caso delle mie compagne, questo è completamente inutile. Voglio invece esprimere alcune riflessioni su ciò che ci è successo.
Che la Cattedrale del Cristo Salvatore fosse diventata un simbolo significativo nella strategia politica delle autorità è stato chiaro a molte persone con un cervello, quando l’ex collega di Vladimir Putin nel KGB Kirill Gundyayev ha assunto un ruolo di vertice nella Chiesa ortodossa russa. Come conseguenza immediata, la Cattedrale ha cominciato a essere apertamente utilizzata come sfondo per le politiche delle forze di sicurezza, che sono la principale fonte di potere politico in Russia.
Perché Putin sente la necessità di sfruttare la religione ortodossa e la sua estetica? Dopotutto, avrebbe potuto impiegare i suoi decisamente più laici strumenti del potere, come per esempio le società controllate dallo stato, o il suo minaccioso sistema di polizia, o il suo sistema giudiziario obbediente. Può darsi che le dure, fallimentari politiche del governo di Putin, l’incidente con il sottomarino Kursk, i bombardamenti di civili in pieno giorno, e altri momenti spiacevoli della sua carriera politica lo abbiano costretto a riflettere sul fatto che era giunto il momento di dare le dimissioni; o che altrimenti, i cittadini russi lo avrebbero aiutato a fare questo. A quanto pare, è stato allora che Putin ha sentito la necessità di avere delle garanzie trascendenti per la sua lunga permanenza al vertice del potere. È allora che si è reso necessario utilizzare l’estetica della religione ortodossa, un’estetica storicamente associata al periodo di massimo splendore della Russia imperiale, per cui il potere non proviene dalle manifestazioni terrene come dalle elezioni democratiche e dalla società civile, ma da Dio stesso. Come ha fatto Putin a ottenere questo scopo?

sabato 11 agosto 2012

La moda a Castell'Arquato, le torri, le tette e i gadget per seghe

Prima parte della notizia: 
A breve, a Castell'Arquato, è in programma un evento sulla moda - tema centrale nel costume e nell’economia italiana - e, volendo, nella cultura. Ma il Comune di Castell'Arquato non ha trovato niente di meglio, per lanciarlo, di un manifesto nello stile di una kermesse di paese impantanata nel sessismo da italietta più rozzo. 
Una bella donna con sguardo arrapato stringe fra le mani, porgendole come pere, le sue tonde tette, guardando dritto negli occhi con la tipica espressione di attacco: mento contro il petto, e occhi che guardano dal basso verso l’alto, come ogni gatta in calore che si rispetti. E davanti al suo gigantesco decolleté la Rocca del paese sembra dire: tutte le “torri” di Calstell'Arquato a rapporto, c’è posto per tutti.  
Seconda parte della notizia: 
Donneinquota scrive al sindaco che patrocina l'evento annunciando di avere chiesto all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria la sospensione immediata della campagna, in quanto sessista e lesiva della donna (grazie, care amiche):
Egregio Sindaco Rocchetta,
la nostra associazione si occupa di pubblicità sessista dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del 3 settembre 2008 [2008/2038(INI)], scrivendo lettere di protesta, organizzando iniziative di divulgazione alla cittadinanza, promuovendo un disegno di legge in materia e premendo sulle Istituzioni affinché venga rispettata la dignità delle donne. Secondo la Risoluzione sopracitata, la pubblicità che presenta messaggi discriminatori e/o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere sotto qualunque forma rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria. In parole povere, la rappresentazione della donna in pubblicità e nei media impedisce il raggiungimento della effettiva parità. Ebbene, dal suo Comune ci è arrivata una segnalazione in merito alla locandina dell’evento in oggetto che riteniamo veramente offensiva. Siamo molto sorprese che a Castell’Arquato, città d’arte, una campagna pubblicitaria di questo tipo riceva addirittura il patrocinio del Comune. La informiamo quindi che abbiamo scritto allo IAP, l’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, chiedendone la sospensione immediata. Le donne italiane non sono più disposte ad accettare discriminazioni di questo tipo: pensavamo che la manifestazione organizzata dal movimento SE NON ORA QUANDO? in molte città d’Italia il 13 febbraio del 2011 avesse insegnato qualcosa alla nostra politica. La stessa Ministra Fornero si è più volte espressa sull’uso di immagini offensive contro le donne, l’ultima delle quali risale al 25 luglio u.s. Inoltre è notizia del mese di luglio che nella Vs. stessa regione, il comune di Rimini ha bandito le pubblicità sessiste. Le chiediamo quindi il ritiro immediato e spontaneo della locandina in oggetto e da oggi in avanti più attenzione e rispetto all’immagine della donna nelle pubblicità locali.
Epilogo
Il SINDACO ROCCHETTA, a quanto pare, ha risposto. Come? con una ponderata dichiarazione all’ "altezza" (1 cm da terra) del penoso manifesto: non vedo nessuno scandalo, dice, in questa campagna. Qualcuno gli spieghi che non sta vendendo bambole gonfiabili né flipper ai peep show.
La STAMPA ha riportato (poco) la notizia, non perdendo l'occasione di abbinarla a gallerie di foto sexy per acquistare click, una gigantesca marchetta, insomma, che peggiora la situazione - vedi ad esempio il pezzo abbinato al "guarda la gallery" su Affari Italiani.
NINA MORIC, lo capiamo, deve lavorare; e a Nina diciamo: a te va tutta la nostra solidarietà. Ma ricordati che tu VALI, di più, molto, molto, molto di più di quello che ti fanno credere. E non nel senso vacuo di una pubblicità per shampo. TU VALI DAVVERO. Smettila di farti prendere per il culo, insultare da tutti e consentire che facciano di te un gadget per seghe. E su questo ci ritorneremo.

giovedì 9 agosto 2012

9 agosto 2012: una data storica nella lotta contro il genocidio delle bambine

Noi, impiegati della pubblica amministrazione dell'India, ci impegniamo solennemente a fare tutto il possibile, individualmente e collettivamente, per eliminare la selezione del sesso basata sul genere che minaccia la nascita e la sopravvivenza delle bambine; e per assicurare che le bambine nascano, siano amate e accudite, e crescano diventando cittadine con pieni diritti in questo Paese. 
Questo giuramento è stato fatto oggi, nel 70esimo anniversario della proclamazione della Rivoluzione non-violenta di Gandhi: l'India riconosce la gravità della persecuzione contro le bambine nel suo territorio, decide di affrontare il problema ufficialmente e si impegna a porvi fine; a partire dal genocidio delle bambine; e comincia con un giuramento solenne di tutti i suoi dipendenti pubblici.
Non è un dettaglio: è un evento storico, che obbliga gli altri paesi afflitti da questa terribile piaga, come la Cina, a prendere in considerazione anche il loro atteggiamento, finora del tutto connivente.



mercoledì 8 agosto 2012

Tunisia: a rischio il diritto di cittadinanza delle donne

Non stiamo scherzando. E la faccenda ci riguarda TUTTE, e anche da vicino. Sentiamo cosa scrive Moustafa Stambouli: "Già quasi un anno fa, ho pubblicato un articolo intitolato 'La Costituente minaccia il CSP?' E oggi, a 7 mesi dall'installazione dell'Assemblea Costituente, siamo al punto di doverci porre il problema della cittadinanza delle donne! Sì, purtroppo, questa cittadinanza viene veramente messa in pericolo con la scusa che la donna è una moglie e una moglie deve obbedire al marito. E se obbedisce al marito, la donna non è più oggettiva e subisce un'influenza. Di conseguenza, non è in grado di assumersi nessuna responsabilità politica di rilievo. Ecco come vien posta oggi la problematica femminile. 
A cosa serve il CSP a questo punto? Non serve più a niente! Osare proporre di includere nella Costituzione l'ineleggibilità di una donna come Presidente della Repubblica è un affronto alla dignità delle donne tunisine e un insulto al popolo tunisino. Coloro che hanno osato una simile proposta devono essere giudicati per sessismo. La donne hanno diritto di accedere a queste funzioni allo stesso titolo degli uomini. Questi oscurantisti pretendono che Dio abbia creato il marito per essere il custode di sua moglie. Il suo uomo è il suo padrone, e lei lo deve obbedire. Per questi salafiti, la donna non è libera, ma subordinata a un altro cittadino, suo marito. E l'obbedienza della donna al coniuge esclude che ella possa accedere alle funzioni presidenziali e politiche in generale. Il progetto oscuro degli islamisti è di riportare la donna a fare la casalinga e relegarla al ruolo di riproduttrice e sgobbona tuttofare, una schiava, in altre parole. Donne, svegliatevi, la vostra condizione di “cittadine” non è più all'ordine del giorno.

lunedì 6 agosto 2012

Femme de rue: quando ogni donna è "cagna" e "puttana"

AVVERTENZA: il video che avevamo postato qui è stato bruscamente fatto rimuovere, nonostante fosse montato utilizzando clip già diffuse in rete in video informativi. Non ci risulta sia più reperibile da nessuna parte; ci risulta però che la sua giovane autrice sia stata oggetto di pesanti minacce, capiamo dunque quello che può essere successo. Possiamo solo dire che la situazione documentata nel video, di molestie continue e pesanti a una donna che si limita a camminare per strada, è oggettivamente, vergognosamente inaccettabile, Ancora più inaccettabili i numerosi commenti al video che accusavano la ragazza di "cercarsela", come del resto tutte le donne che, se non si nascondono in casa, "evidentemente vogliono eccitare". 
Cagna. Puttana. Sporca troia. Seguita da un amico con una telecamera nascosta, Sofie Peeters ha documentato l’incredibile numero di molestie aggressive ricevute nell’arco di una sola giornata, girando nel quartiere di Anneessens (nel centro di Bruxelles) abitato in maggioranza da stranieri di provenienza araba. Ha poi intervistato altre donne (bianche e nere, occidentali e arabe), e uomini maghrebini. Qui il video in italiano; sotto le considerazioni di “Osez le femminisme!”, in un’intervista alla loro portavoce Magali Hass, e le nostre.
E... ah si, e vi mostriamo anche il video  di risposta di "Osez le femminisme!"