Prima parte della notizia:
A breve, a Castell'Arquato, è in programma un evento sulla moda - tema centrale nel costume e nell’economia italiana - e, volendo, nella cultura. Ma il Comune di Castell'Arquato non ha trovato niente di meglio, per lanciarlo, di un manifesto nello stile di una kermesse di paese impantanata nel sessismo da italietta più rozzo.
Una bella donna con sguardo arrapato stringe fra le mani, porgendole come pere, le sue tonde tette, guardando dritto negli occhi con la tipica espressione di attacco: mento contro il petto, e occhi che guardano dal basso verso l’alto, come ogni gatta in calore che si rispetti. E davanti al suo gigantesco decolleté la Rocca del paese sembra dire: tutte le “torri” di Calstell'Arquato a rapporto, c’è posto per tutti.
Seconda parte della notizia:
Donneinquota scrive al sindaco che patrocina l'evento annunciando di avere chiesto all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria la sospensione immediata della campagna, in quanto sessista e lesiva della donna (grazie, care amiche):
Egregio Sindaco Rocchetta,
la nostra associazione si occupa di pubblicità sessista dalla Risoluzione del Parlamento Europeo del 3 settembre 2008 [2008/2038(INI)], scrivendo lettere di protesta, organizzando iniziative di divulgazione alla cittadinanza, promuovendo un disegno di legge in materia e premendo sulle Istituzioni affinché venga rispettata la dignità delle donne. Secondo la Risoluzione sopracitata, la pubblicità che presenta messaggi discriminatori e/o degradanti basati sul genere e gli stereotipi di genere sotto qualunque forma rappresentano ostacoli per una società moderna e paritaria. In parole povere, la rappresentazione della donna in pubblicità e nei media impedisce il raggiungimento della effettiva parità. Ebbene, dal suo Comune ci è arrivata una segnalazione in merito alla locandina dell’evento in oggetto che riteniamo veramente offensiva. Siamo molto sorprese che a Castell’Arquato, città d’arte, una campagna pubblicitaria di questo tipo riceva addirittura il patrocinio del Comune. La informiamo quindi che abbiamo scritto allo IAP, l’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, chiedendone la sospensione immediata. Le donne italiane non sono più disposte ad accettare discriminazioni di questo tipo: pensavamo che la manifestazione organizzata dal movimento SE NON ORA QUANDO? in molte città d’Italia il 13 febbraio del 2011 avesse insegnato qualcosa alla nostra politica. La stessa Ministra Fornero si è più volte espressa sull’uso di immagini offensive contro le donne, l’ultima delle quali risale al 25 luglio u.s. Inoltre è notizia del mese di luglio che nella Vs. stessa regione, il comune di Rimini ha bandito le pubblicità sessiste. Le chiediamo quindi il ritiro immediato e spontaneo della locandina in oggetto e da oggi in avanti più attenzione e rispetto all’immagine della donna nelle pubblicità locali.
Epilogo
Il SINDACO ROCCHETTA, a quanto pare, ha risposto. Come? con una ponderata dichiarazione all’ "altezza" (1 cm da terra) del penoso manifesto: non vedo nessuno scandalo, dice, in questa campagna. Qualcuno gli spieghi che non sta vendendo bambole gonfiabili né flipper ai peep show.
La STAMPA ha riportato (poco) la notizia, non perdendo l'occasione di abbinarla a gallerie di foto sexy per acquistare click, una gigantesca marchetta, insomma, che peggiora la situazione - vedi ad esempio il pezzo abbinato al "guarda la gallery" su Affari Italiani.
NINA MORIC, lo capiamo, deve lavorare; e a Nina diciamo: a te va tutta la nostra solidarietà. Ma ricordati che tu VALI, di più, molto, molto, molto di più di quello che ti fanno credere. E non nel senso vacuo di una pubblicità per shampo. TU VALI DAVVERO. Smettila di farti prendere per il culo, insultare da tutti e consentire che facciano di te un gadget per seghe. E su questo ci ritorneremo.
Il SINDACO ROCCHETTA, a quanto pare, ha risposto. Come? con una ponderata dichiarazione all’ "altezza" (1 cm da terra) del penoso manifesto: non vedo nessuno scandalo, dice, in questa campagna. Qualcuno gli spieghi che non sta vendendo bambole gonfiabili né flipper ai peep show.
La STAMPA ha riportato (poco) la notizia, non perdendo l'occasione di abbinarla a gallerie di foto sexy per acquistare click, una gigantesca marchetta, insomma, che peggiora la situazione - vedi ad esempio il pezzo abbinato al "guarda la gallery" su Affari Italiani.
NINA MORIC, lo capiamo, deve lavorare; e a Nina diciamo: a te va tutta la nostra solidarietà. Ma ricordati che tu VALI, di più, molto, molto, molto di più di quello che ti fanno credere. E non nel senso vacuo di una pubblicità per shampo. TU VALI DAVVERO. Smettila di farti prendere per il culo, insultare da tutti e consentire che facciano di te un gadget per seghe. E su questo ci ritorneremo.
Grandioso quanto è possibile cadere in basso quando si fa "cultura".
RispondiEliminaMa alla Nina non era bastato essere appesa in tv come un prosciutto da cafoni sghignazzanti? un certo Balestri, mi sembra che avesse ideato lo "scherzo", un omosessuale che è un'offesa vivente per tutti i gay.
E la cosa notevole è che non era affatto uno scherzo, era un manifesto del maschilismo più ripugnante assurto a "istruzioni per l'uso della donna" per grandi e piccini, propinate in tv nell'ora di punta.
gioia apparte che questo manifesto non è sessista quello scherzo fu uno scherzo bellissimo,che piace a tutti anzi dovrebbe essere rifatto fatevi una risata ogni tanto.
RispondiEliminaOstracism, from the Greek ostrákismos: in ancient Athenian democracy was a legal institution that punished with exile who was identified as a “danger to the city”. In terms of affective and social ostracism acts are excluded from society, or from a group of people or communities; By avoiding communicating with him or even ignoring him as if it did not exist; And in this way annihilate it.
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