sabato 11 febbraio 2012

Parla Donatella Proietti Cerquoni

Apprezzo molto questo progetto e voglio ringraziare le ideatrici per aver dato vita a nuovi strumenti che considero vitali per la riuscita di processi che, altrimenti, sembrano segnati da un eterno ritorno indietro, come segnalava la grande Virginia Woolf riferendosi all’umanità in generale, ma che noi avremmo l’ambizione di qualificare con la nostra volontà di cambiamento. Leggendo il Manifesto trovo subito una locuzione che a mio giudizio merita di essere valorizzata: “estendere le proprie connessioni”. Un punto molto forte, che nella mia mente richiama la necessità di connettersi in maniera più stringente, e che rappresenta la chiave di tutto il lavoro che molte donne stanno facendo nel web con passione e capacità.

Assistiamo già, infatti, a innumerevoli sforzi in questo senso (anche attraverso il reciproco linkarsi) ma ancora non c’è un convergere immediato ed efficace di tutte coloro che sono interessate, ad esempio, ad una trattazione comune di un tema/problema. Si realizzano iniziative (mail bombing, petizioni, segnalazioni agli organi preposti al controllo in materia di pubblicità offensive) ma si tende a discutere ciascuna nei suoi spazi (blog o pagine in rete) o, al massimo, come ho detto, a rinviarsi  l’un l’altra. Se siamo (già) qui è perché sappiamo che tutto questo non basta più: l’intensità e frequenza di questo reciproco segnalarsi testimonia il prefigurarsi di una pratica strategicamente più efficace. Pensiamo a quali ritorni politici si avrebbero se si elaborassero congiuntamente dei testi sui quali concentrare le discussioni. La rete delle reti propone di creare un propulsore di questa possibile pratica. Come strumento proclama la sua neutralità, si definisce un “contenitore”, ma questo non esclude che possa essere, in sé, una pratica politica. E già mi pare che lo sia. E anche questo fa parte della sua novità. La relazione fra donne si distingue nel suo essere  di natura politica soltanto se vi è riconoscimento di autorità femminile ed io sono piuttosto stanca di vederla utilizzata come formula buona anche da parte di chi (donne e uomini) se ne vuole servire per meri obiettivi di potere. Molte parole sono state espropriate da donne e uomini dei partiti alla politica delle donne. Se da un lato è bene che il nostro linguaggio circoli, dall’altro è necessario, ora più che mai, vigilare affinché non venga più svuotato/snaturato, mentre la politica istituzionale ha quasi sempre questo intento banalizzante e strumentale. Sarebbe significativo, credo, pubblicare in questo nostro spazio il manifesto di Simone Weil sull’abolizione dei partiti politici per promuovere una discussione approfondita sul concetto di democrazia, per far circolare il punto di vista femminile. E contemporaneamente, quando diciamo che così com’è non ci basta, dobbiamo lavorare a sfatare il rischio di essere interpretate come "nemiche" della democrazia stessa e quindi, di fatto, rigettate nel (ri)flusso autoritario; cosa che da più parti, anche femminili, si è tentato di fare.
Al punto “Cosa non è la rete delle reti femminili” quando si dice che la rete  non è “politicamente” connotata, preferirei si dicesse (invece) che non lo è “partiticamente”: per le ragioni appena esposte.. ma che vedo già esplicitate più avanti nello stesso Manifesto. Non vorrei perdere il tratto eminentemente politico di questo nostro fare dato che sono certa che tutte abbiamo a cuore il cambiamento. Noi vogliamo cambiare il mondo che così com’è non ci piace perché è patriarcale. Per estensione, quindi, avrei piacere che sulla  leadership femminile si potesse distinguere fra autorità femminile e potere inteso, quest'ultimo, come è concepito e gestito dal maschile. Come donne ci interessa che il valore femminile non sia più occultato né asservito alle logiche patriarcali, ci interessa però che venga riconosciuto. Per questo mi piacerebbe che si riuscisse ad individuare donne autorevoli alle quali affidare la responsabilità dei temi nei quali hanno mostrato competenze e vero desiderio inteso come forza propulsiva in grado di mobilitare quello di ciascuna e che sia occasione vera di apprendimento (di conoscenze, di pratiche). Ma “sento” anche che questo spirito è già presente nelle partecipanti ai gruppi in fb che ho in parte visitato.
Altra cosa: ho visto che nella prima versione del Manifesto c’era una parte sulla parola Womanism, che poi è stata tolta. Se da un lato può risultare prudente in questa fase rinunciare temporaneamente a talune parole “rischiose” (erroneamente connotate dall’agguerrito processo di svuotamento in atto), dall’altro a me sembra fondamentale invitare ad una riflessione accurata circa l’opportunità di avvalercene  per segnare simbolicamente i nostri intenti e processi.
Molto bella l’idea di un wall nel quale “lasciare storie o fare proposte”: scriviamo anche così la storia contemporanea delle donne! Ma c’è qualcosa di più che mi piace sottolineare e che ci viene offerta dall’interattività nel web. Adriana Cavarero, riferendosi anche all’opera di Hanna Arendt, ci fa osservare che  ogni narrazione autentica è prodotta in realtà non tanto dal nostro ma dal racconto che l’altro fa di noi. Nella mia esperienza, anche nel virtuale è stato ed è così ed è auspicabile che ogni restituzione di noi, della nostra storia, di ciò che siamo possa essere salvaguardata mediante una netiquette informata da uno stile di relazioni che la politica delle donne è stata capace di segnalarci. Mi riferisco all’intento di curare al massimo il riconoscimento reciproco. 
Una pratica politica che però, nel web, è insidiata dal trolling. Penso alle donne che decidono di lasciare la loro storia e a quanto accaduto recentemente nel blog di Loredana Lipperini: qui la responsabile ha coraggiosamente ed opportunamente scelto di pubblicare storie di donne che hanno affrontato terribili disavventure, talora traumi nell’esercizio del diritto all’autodeterminazione, in parte sancito dalla 194 ma che vediamo rimesso in discussione in modo preoccupante. Risultato: le accuse di aver presentato storie inventate ad arte sono state disgustosamente accompagnate da continue offese alle donne che si sono esposte nei loro racconti o commenti. Ciò è profondamente violento e credo sia da evitare con tutta la cura possibile. Anche costituire gruppi chiusi di discussione credo sia un ottimo strumento di salvaguardia. 
Trovo molto significativo  anche l’aver detto che questa idea “nasce da sé” dove per “sé” possiamo, e secondo me dobbiamo, intendere che siamo ancora una volta di fronte a un desiderio già collettivo. Qualcosa che è già stratificato nel fare e nella volontà di ogni donna che si sia esposta in rete alla ricerca di dare e ricevere di più di quel che la società patriarcale ci offre gratis solo in apparenza. Tutto questo “gratuito” lavoro contiene molto impegno, molta intelligenza, molto desiderio, molta cura (delle altre, di sé, dei processi, dell’informazione e della formazione/autoformazione che in rete le donne stanno procurando). Intelligenza collettiva (e di genere), infatti, è l’altra meravigliosa formula che siete riuscite a intercettare e nominare.

Sto scrivendo anche seguendo il testo del Manifesto… dove ora trovo il concetto di perfetta orizzontalità. E' un concetto riferito allo strumento, ovviamente, che di per sè NON intende porsi come "referente" politico. Ma è comunque un’altra interessante sfida che in tema di democrazia potremmo consapevolmente provocare nel dibattito pubblico: non c’è orizzontalità dove c’è esercizio di  potere informato del dominio, ma si rinuncerebbe all’orizzontalità nel pieno riconoscimento dell’autorità femminile? Io credo di no. 
Siamo in grado come donne di accogliere contemporaneamente la volontà di riconoscere i “di più” e al tempo stesso non farne occasione di potere così come si fa nelle società patriarcali? 
Io credo proprio di sì. Alla condizione che ciascun “di più” venga vissuto e praticato come fonte di relazione (politica) e di servizio verso gli altri. Il primo servizio: quello di “far crescere” come ci suggerisce l’etimo di autorità. Crescere non è, infatti,  prerogativa esclusiva delle creature piccole! Per queste ragioni dovremmo curare che il massimo dell’orizzontalità non si trasformi in cancellazione della grandezza femminile. Dobbiamo trovare il modo di mantenerla, perché qui c’è la nostra risposta alla gestione (verticistica, appunto), del potere maschile: ma che è fatta propria anche da moltissime, troppe donne. Spetta a noi di impregnarla di valore femminile, di valore genealogico femminile. Penso, in particolare, a quale possibile valorizzazione dobbiamo alle amiche antesignane del web, già da tempo esposte con i propri blog  o mediante pagine in fb, e a quanto hanno da insegnarci sia dal punto di vista dei contenuti che della gestione di quegli spazi.

Condivido in pieno l’ idea della “casa” così come viene spiegata e con la sensazione di agio profondo che deriva da un vero principio di accoglienza.
Ma piace tanto, anche, che questa casa aperta abbia una sua “serratura”: e che non voglia (non debba) mai essere abitata da razzismi, autoritarismi, etc. E’ necessario. Non rinunciamoci mai…
Per ora mi fermo qui ma… quanto alla parte dedicata ai presupposti filosofici del progetto,  voglio sottolineare la bellezza e la significatività del principio di alleanza di genere come un punto acquisito al quale non è più possibile rinunciare.
Ringrazio ancora dell’ingegno e dell’impegno di coloro che per prime hanno voluto sporgersi su questa magnifica strada.

1 commento:

  1. Cara Donatella, scusa il ritardo con cui commentiamo questo... IMPRESSIONANTE contributo... è un fatto esclusivamente tecnico, il non riuscire a rincorrere tutto in tempo (davvero) reale perché (che da fuori si percepisca o meno), l'intensità del lavoro in questo piccolo laboratorio è grande. Ma che siamo "very impressed!!" è il minimo che si possa dire. Lo siamo in generale, non solo per la partecipazione che questo progetto ha scatenato, ma anche per la grandissima qualità di molti interventi, per lo sforzo di pensiero, davvero, che molte ci hanno offerto (anzi.. molti: un contributo è già arrivato anche da un uomo).
    Il tuo intervento in PARTICOLARE, però, che ci offre le sue riflessioni (e molti spunti precisi) scorrendo per intero il nostro manifesto, testimonia una tale disponibilità che letteralmente commuove.. siamo noi dunque a ringraziare te e quelle come te, senza le quali questa rete resterebbe solo una pia illusione. :)

    RispondiElimina