In questo ultimo anno si è imposto un nuovo soggetto politico che ha la parola, il sapere e l’agire delle donne.
Per molte di noi Se non ora quando è stato l’avvio di un cammino, per altre la continuazione di un cammino sicuramente meno solitario. Tutte siamo riuscite a creare una nuova attenzione intorno alle parole e alle richieste delle donne. Oggi nessuno puo’ negare che siamo un soggetto politico, forse non il solo, ma sicuramente quello che puo’ rappresentare una ventata di novità nel panorama politico, istituzionale e imprenditoriale che ha mostrato tutti i suoi limiti nella crisi del Paese.
Le donne si sono organizzate in mille gruppi, associazioni, movimenti, a secondo delle priorità e i temi che ciascuna ha sentito e sente prioritari. E molte vogliono sentirsi protagoniste attive, non solo aderendo a questo o quel gruppo movimento, ma in relazione con le altre.
In molte sentiamo l’esigenza che il lavoro e l’appartenenza a gruppi e associazioni non limiti scambio con le altre. Il lavoro di ognuna è fondamentale per tutte ; le varie analisi e proposte elaborate da alcune devono potersi confrontare con quelle delle altre per trovare una sintesi e una condivisioni che ci renda tutte più forti.
Rispetto l’autonomia di ogni singolo gruppo e associazione ma non credo che il rapporto e la relazione con le altre possa esaurirsi in una richiesta di adesione ora a questa o quella iniziativa. La rete per me è lo strumento per realizzare tutto questo. Che consenta ad ogni donna, gruppo e movimento di confrontarsi con le altre interessate o che magari gi‡ lavorano sullo stesso tema. Non possiamo permetterci che una sola energia, un solo sguardo possa essere dimenticato o perduto; che il lavoro di ciascuna, a volte troppo solitario, non trovi la forza per imporsi all’interlocutore politico, sindacale, istituzionale, etc etc
La Rete è sicuramente un esperimento per verificare la possibilità di buone pratiche di relazione fra donne e gruppi; una nuova democrazia di rapporti che sappia rinunciare alla classica struttura piramidale, o dal centro alla periferia e viceversa.
Noi donne facciamo molta fatica a usare i tradizionali strumenti della democrazia della rappresentanza che non sono affatto neutri, perché noi, nella storia, non abbiamo mai partecipato alla loro costruzione. Spetterà all’autonomia di ciascun movimento decidere in piena autonomia le forme migliori per organizzare la propria vita e dialettica interna.
Ma la Rete però, proprio perché non è l’ennesima associazione o movimento, non puo’ che sperimentare una struttura orizzontale e circolare, e soprattutto a rotazione con tutte e tutti coloro che vorranno esserci e provare.
Ero fra quelle che pensavano, soprattutto dopo l’incontro di luglio a Siena, che Se non ora quando volesse e dovesse essere questo. Ma abbiamo verificato che c’è una difficoltà, forse dovuta a questioni che il movimento non ha risolto.
Molte di noi si sentono dentro Se non ora quando e prenderanno parte attivamente al dibattito anche sulle forme organizzative che snoq intende darsi. Ma questo percorso per alcune non puo’ interrompere il rapporto con le altre.
Vediamo tante rivendicazioni, tante denunce, tanta rabbia. Ecco.. dobbiamo evitare l’impotenza e passare ad una fase propositiva. Non possiamo in eterno denunciare i problemi, dobbiamo iniziare ad indicare come vogliamo risolverli.
E se saranno più voci che su quel tema hanno confrontato proposte e lavorato insieme nella sintesi, sarà più forte la voce di tutte. Siamo tutte convinte che è lo stare insieme che ci rende più forti. E’ forse il momento di dimostrare che lavorare e proporre insieme non solo è possibile, ma è indispensabile.
Metto tra i documenti questo mio intervento che, alla riunione del 28 gennaio, non avevo letto per lasciare spazio al dibattito, facendone solo una "tessera del mosaico" della breve introduzione collettiva che Silvana Mazzocchi, Stefania Barzin, Lidia Castellani, Silvia Nascetti ed io vi avevamo svolto.
Cinzia Romano, giornalista, è fondatrice del gruppo fb Se non ora quando- Donne e informazione.
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