lunedì 30 gennaio 2012

Parla Lidia Mangani, Comitato 13 febbraio Ancona

Il Comitato 13 febbraio Ancona al primo incontro sula Rete delle reti, 28 gennaio 2012
Il 13 febbraio nelle piazze di tutta Italia abbiamo denunciato che “l’Italia non è un paese per donne”, offese nella dignità, oggetto di violenza, discriminate nel lavoro, penalizzate dai tagli alla scuola pubblica e ai servizi, ignorate dalla politica.
Dopo un anno abbiamo l’obbligo di un bilancio. Cosa abbiamo ottenuto?
Abbiamo ottenuto che siamo in campo, Comitati di donne sono nati o rinati in tutta Italia, ma non c’è un Coordinamento nazionale di queste realtà, non c’è un’azione comune.


Berlusconi non è più presidente del Consiglio, e ne sono felice, ma le politiche non sono cambiate e a decidere delle nostre vite e del futuro del Paese sono sempre gli stessi. 
La condizione delle donne sta peggiorando, dobbiamo avere l’onestà di dirlo. Pertanto basta autocelebrazioni, basta autoreferenzialità, basta titubanze, dobbiamo concentrarci sulla reale condizione delle donne in Italia e lavorare per ottenere risultati.  
• Ci stanno scippando la 194, lentamente e inesorabilmente: tagliano i Consultori, l’interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche in molti territori è impossibile per il ricorso generalizzato di medici e paramedici all’obiezione di coscienza; le Regioni non intervengono per far rispettare la legge;
• I servizi socio-sanitari pubblici vengono tagliati, un terzo in meno del personale per rispettare vincoli imposti dal governo; con le donne penalizzate due volte: servizi educativi e socio-sanitari sempre più ridotti e costosi, meno occupazione in settori dove la gran parte degli occupati sono donne;
• I Piani socio-sanitari regionali (sia dove governa la destra, sia in regioni dove governa il PD con il centro) hanno sempre più un’impronta familista, waucher alle famiglie in alternativa ai servizi, con il rischio di smantellare progressivamente il sistema dei servizi pubblici nei territori; 
• Hanno aumentato l’età lavorativa delle donne di almeno 6 anni. Ripeto: 6 anni. Senza nessuna opposizione.  Con la beffa che nemmeno un euro del cosiddetto “tesoretto”, cioè il risparmio realizzato con la manovra sulle pensioni delle donne, è destinato all’aumento dei rendimenti e al potenziamento delle tutele e dei servizi.
• Le donne conseguono i migliori risultati negli studi. Sarà un caso che l’unica riforma annunciata finora nel campo dell’istruzione sia l’abolizione del valore del titolo di studio? Mentre restano le riforme Gelmini e i tagli effettuati negli ultimi tre anni (140000 posti di lavoro in meno solo nella scuola, posti di lavoro che in gran parte sarebbero stati occupati da donne). 
• Si parla di riforma del mercato del lavoro che non promette nulla di buono, in particolare per le donne, le più esposte ai licenziamenti, alla precarietà, al lavoro in nero, e stiamo ancora aspettando il ripristino della legge fatta dal governo Prodi che impedisca il ricatto delle “dimissioni in bianco”.
• I partiti discutono di una nuova legge elettorale, ciascuno pensando a come trarne un vantaggio in termine di seggi. Nessuno che si ponga seriamente il problema di ripristinare la rappresentanza distorta dal maggioritario nelle sue diverse versioni (mattarellum o porcellum) cioè il rigoroso rispetto del voto delle elettrici e degli elettori ai partiti e ai candidati; nessuno che si ponga il problema di garantire una effettiva parità fra uomini e donne (50-50) nella formazione delle liste.
Il bilancio non è positivo, e forse non poteva essere altrimenti in questa fase. Mi aspetto che il movimento, attraverso la rete dei Comitati SNOQ e delle Associazioni, concentri le sue energie, nei territori e a livello nazionale, per cambiare davvero le cose in Italia, per ottenere risultati concreti per la vita delle donne. Per far questo abbiamo bisogno di coordinarci e organizzarci. Nei territori e nelle regioni abbiamo cominciato. A livello nazionale ancora no. Che aspettiamo? Se non ora, quando?

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